martedì 15 marzo 2011

100 Anni, 2 Giorni dopo

In realtà il titolo esatto di questo post sarebbe dovuto essere "100 giorni, 2 anni dopo" ma ho invertito "anni" con "giorni" proprio per dare l'idea di come passa il tempo. Partiamo quindi da "100 Giorni, 2 anni dopo". Come avrete capito questo post si riferisce al fatidico giorno da cui passano tutti, o quasi: i 100 giorni all'esame (di stato). Quest'anno cadeva ieri (14 Marzo) e questa ricorrenza mi ha ricordato di quando ero io a festeggiarla. E' stato per me un giorno importante, è il momento in cui prendi definitivamente coscienza che sei alla fine di un percorso e che, per andare oltre, davanti a te, hai una montagna da scalare che sembra invalicabile. Fino a quella data puoi trovare scuse, appigli come "c'è ancora tempo, manca tanto bla bla bla". Dopo i 100 giorni l'esame è dietro l'angolo. Devo dire che, per quanto sia stato sicuramente un periodo non facile (la tensione, le paure varie), ora col senno di poi vorrei trovarmi ancora in quella situazione e provare di nuovo quelle sensazioni (anche di paura, perchè no). Ho voluto parlare dei 100 giorni perchè mi offrivano l'appiglio per un tema di gran lunga più importante. Ci arriverò gradualmente e come esempio (seppur molto riduttivo) utilizzerò la mia classe delle superiori. Non siamo mai stati una vera e propria classe, non eravamo uniti, c'erano vari gruppetti e ognuno diciamo che "tirava l'acqua al suo mulino". Poi arrivarono i fatidici 100 giorni e qualcosa cambiò. Evidentemente tutti ci rendemmo conto di essere in una situazione di difficoltà comune e all'improvviso, la classe iniziò a muoversi tutta in un senso: la paura dell'esame ci aveva in qualche modo uniti. Ovviamente questo esempio è stato utilizzato solo al fine di comprendere il messaggio vero in quanto i VERI problemi del mondo sono altri, non certo un esame di stato. Quello che voglio dire è che è una condizione abbastanza comune il fatto di aiutarsi comunemente nei momenti di difficoltà condivisa: prestando attenzione ai fatti di attualità e considerando il terremoto che ha messo in ginocchio il Giappone posso dire che ora tanta gente vorrebbe fare qualcosa per aiutare il popolo giapponese. Sicuramente l'aiutarsi nelle difficoltà è una cosa bella ma il mondo probabilmente sarebbe migliore se tutti ci aiutassimo a vicenda sempre, anche nei momenti più felici.
Spero che nel mio pessimo italiano e con i miei discorsi contorti sia riuscito a far passare lo stesso il messaggio. Vi saluto e al prossimo "appuntamento" con "Pensieri in Libertà".

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